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Di assurdità, problemi e scartoffie varie, Giallverde. Yep. | Lee/Naruto

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sushi_precotto
view post Posted on 1/6/2012, 12:02




Titolo: Di assurdità, problemi e scartoffie varie
Fandom: Naruto
Personaggi/Coppie: Rock Lee, Naruto Uzumaki; Naru/Lee
Rating: Verde
Genere: Introspettivo, Triste (più che altro c'è tensione)
Avvertimenti: One-shot, Shounen-ai, What if?
(la malefica) Introduzione: Rock Lee è seduto alla sua scrivania, e controlla svariate carte con aria preoccupata ma vagamente distratta. Naruto, l’Hokage, è impegnato a girare avanti ed indietro per la stanza, con un’aria che, più che angustiata, si direbbe confusa, e turbolenta. L’atmosfera è pesante, così come lo sembrano i pensieri dei due.
Varie situazioni assurde per cui Naruto è l'Hokage, Rock Lee è diventato il suo segretario ed i problemi frustranti della Foglia e dei due portano i due personaggi ad un momento imbarazzante.
Contesto: Dopo la serie
Note: 1. Scritta per un meme di LJ in cui <lj user="kimbnr"> mi aveva chiesto una Naru/Lee con il prompt "carta".
2. Altre nel link alla storia.

<lj-cut text="La mia prima Naru/Lee :D">



D’accordo, lo so, questa cosa non ha particolarmente senso – non chiedetemi perché l’ho postata proprio a natale, poi.
L’ho scritta per un meme di LJ, secondo il prompt di bnr, ovvero “NaruLee, carta”. Non è assolutamente nulla di che, perché è assurda, semi-nosense, le citazioni che ho messo all’inizio non c’entrano nulla, non sono affatto convinta della fiction e della forma con cui l’ho scritta vi prego di non parlarne neanche – gli errori e ciò-che-potevo-scrivere-meglio li correggerò quando riuscirò a rileggere la storia con più calma – ma, beh, così è uscita e così la presento! XD Vagamente ispirata a confusioni personali. Beh, spero vi piaccia – e che piaccia soprattutto a bnr, le cui storie vi consiglio vivamente. :)
Piccolo sporco segreto che forse non è bene dire in giro? Ho sempre voluto scrivere una Naru/Lee.

 

 

 

 

 

 

 

 


Di assurdità, problemi e scartoffie varie.


 

 


Tell me that you’ll open your eyes.
(…) Cause I need you to look into mines.
[Open Your Eyes, Snow Patrol.]

 

Trying to make the best of its absurd.
[Absurde, Fluke.]


 

Rock Lee è seduto alla sua scrivania, e controlla svariate carte con aria preoccupata ma vagamente distratta. Naruto, l’Hokage, è impegnato a girare avanti ed indietro per la stanza, con un’aria che, più che angustiata, si direbbe confusa, e turbolenta. L’atmosfera è pesante, così come lo sembrano i pensieri dei due.

 

Per prima cosa, è necessario dire che Rock Lee non è tipo da lasciare le cose a metà. Non lo è mai stato – così come all’accademia metteva tutto se stesso per studiare finché non otteneva un ottimo voto, così come negli allenamenti si era sempre dannato per migliorare sempre di più e così come si era sempre appassionatamente dedicato ad ascoltare i consigli di Gai-sensei.

Questo valeva anche per quanto riguardava i suoi sentimenti amorosi, insomma quello che riguardava l’essersi innamorato o l’essersi preso una tremenda cotta per qualcuno – Sakura ne poteva dare fidata conferma.

Il punto è che un giorno – un giorno qualunque del mese qualunque di un inverno qualunque – Rock Lee era saltato su nel bel mezzo di una tranquilla cena con i suoi compagni di squadra dicendo che l’indomani avrebbe fatto domanda per diventare l’assistente personale dell’Hokage. Mestiere rispettabilissimo, certo, ma anche suicida visto che significava diventare la “Shizune” di Naruto, tipo più difficile da gestire persino di quanto non lo fosse stata madamigella Tsunade; e, soprattutto, un lavoro estremamente poco adeguato ad un tipo come Rock Lee. Non perché al giovane uomo mancassero i requisiti – con le scartoffie, lo studio e le faccende burocratiche aveva dimostrato di saperci fare al pari di Sakura fin dai tempi dell’accademia – ma semplicemente perché era un lavoro in sé poco movimentato. Sedentario, portato al restare dodici ore al giorno attaccati ad una sedia, statico, fisso, fermo. Per dirlo francamente, ben poco adatto a Rock Lee, che aveva da sempre mostrato la sua pessima attitudine al non stare mai tranquillo ed all’allenarsi tutte le poche ore che gli rimanevano della giornata al ritorno dalle missioni.

Ma, come si è già detto, Rock Lee non è tipo da lasciare le cose a metà.

E così, quando si era riscoperto innamorato di Naruto – sì, Lee ha sempre avuto strani gusti, i quali anche portati al masochismo –, non aveva esitato un minuto ed aveva deciso di volergli restare al fianco. Perché erano tempi duri, perché Naruto aveva infiniti guai trai quali c’entrava ancora un certo Sasuke, perché plausibilmente restare là fuori a combattere ma non essere mai davvero vicino all’amico ad aiutarlo e consolarlo lo aveva snervato e spossato più che prendere in considerazione l’idea di restare in un ufficio a firmare scartoffie per dodici – o più – ore al giorno.

 

Così ora era il segretario di Naruto, il suo assistente e braccio destro – quello in realtà era più Shikamaru, così come lo era anche Sakura, ma a Lee piaceva pensare d’essere d’aiuto quasi allo stesso modo.

 

Non sembravano star per arrivare bei tempi, a Konoha. Per niente. Il villaggio si preparava al peggio, ma Naruto, al contrario, non sembrava essere pronto a nulla, questo perché, in mezzo alle tremende difficoltà a cui presto la Foglia sarebbe andata incontro, ci sarebbe stato anche un molto probabile incontro con Uchiha Sasuke.

Per Lee sembrava d’essere tornato ai tempi della ricostruzione di Konoha, quando lui, insieme a tutti i compagni della sua generazione (Shikamaru, Sakura, Kiba, Ino, Tenten, Neji, Choji, Sai) aveva discusso sul problema sull’eliminare o no Sasuke. Poteva essere un grave pericolo per Konoha, si poteva andare incontro ad una guerra per colpa sua o comunque alla possibilità di perdere un’amica, un amico, e di ricominciare, un’altra volta, il circolo vizioso e sanguinoso della vendetta. Erano riusciti a compiere un passo in avanti sulla questione e con Sakura lui e Kiba erano partiti in missione per uccidere Sasuke e farla finita, ma alla fine il risultato era stato nullo.

“Sei l’Hokage, Naruto, dovresti pensare alla salvezza ed alla difesa della tua gente.”

“Come potrei mai essere un buon capo, se uccido il mio amico?”

Rock Lee capiva i sentimenti di Naruto, e ne era stato turbato fin dalla discussione avuta durante la ricostruzione del villaggio. Naruto ne sarebbe uscito distrutto, Naruto non l’avrebbe mai voluto. Ed allora, però, che avrebbe voluto fare riguardo alla minaccia di ricominciare il cerchio di vendetta, la stessa vendetta che aveva formato e distrutto Pein?

 

Così, ora Rock Lee si ritrova nell’ufficio dell’Hokage a riguardare delle carte coi pensieri altrove e con un Naruto che cammina istericamente avanti ed indietro per la stanza.

Gli occhi del moro scorrono veloci sulla carta, poi tutto ad un tratto si fermano, si sollevano per osservare l’altro che, in preda ad un momento di sconforto, sta scuotendo la testa, che tiene fra le mani. È in quel momento che decide – forse per l’ennesima volta, situazioni del genere sono già successe in passato – di parlare.

“Sarebbe meglio che prendessi una decisione.” Il suo tono è un po’ incerto, ma i suoi pensieri non lo sono.

Naruto di tutta risposta mugugna e sembra ancora più snervato, ancora più stanco.

Lee lo osserva con i suoi enormi occhi e poi si alza in piedi.

“Naruto! Sei l’Hokage!”

Finalmente l’altro si volta verso di lui, irato, con un’espressione quasi sconvolta dalla stanchezza.

“Lo so! Lo so, per la miseria!”

I due si guardano con atteggiamento di sfida per una manciata di secondi, poi ricominciano.

“Se non lo farai, questa situazione non avrà mai fine. Lui non ha intenzione di tornare, ed essere risparmiato. Se tornerà qui ucciderà e distruggerà Konoha. Se anche tornasse, gli abitanti del villaggio non lo accetterebbero. Fosse stato semplicemente Danzou a rimanere ucciso, poco sarebbe importato! Ma da quel momento a questi quattro anni, sai che non si è fermato solo a quell’omicidio!”

“Aveva tutte le ragioni per volerlo morto, le ha ancora per la sua vendetta, anche se continuo non capirlo appieno! Lui…”

“Quali ragioni, per uccidere degli innocenti!”

“Cosa ne puoi capire, tu!”

“Quanto basta!”

“Non posso farlo!”

“Questa cosa non fa bene neppure e soprattutto a te!”

“Ho fatto una promessa! Cosa pensi di saperne!”

“Una promessa sadomasochista che si ritorce contro sia a te che a Sakura-san, che…!”

“Cosa diavolo pensi di saperne!”

“Se…”

Hanno avuto dei momenti migliori. Momenti in cui Rock Lee era sicuro che Naruto lo guardasse negli occhi, ed in cui Naruto era certo che Rock Lee lo capisse.

Dopo tutto quello che hanno passato insieme – spesso non proprio insieme, ma vale anche il tempo in cui i due si conoscono – il risultato di una discussione importante quale era quella và a finire nel vuoto, in attimi di un silenzio assordante.

Rock Lee sente di non star recitando una parte, di star parlando all’altro con il suo cuore, di stargli dicendo ciò a cui crede veramente, ma non è del tutto sicuro che l’altro stia facendo lo stesso.

“Non puoi sacrificare il villaggio per lui.”

Gli occhi di Naruto si assottigliano.

“E neppure provare a sconfiggerlo uccidendoti con lui, sarebbe uguale a mandare il villaggio a farsi benedire.” Fa ancora Lee, deciso ma un po’ timoroso, perché sa che Naruto ha già provato ad usare questa soluzione che, se per fortuna non si era avverata, non lo aveva fatto per un soffio.

“Ci sarebbe sempre Shikamaru.”

“Non è adatto a fare l’Hokage. Accetterebbe solo d’essere il braccio destro di questi, come sta facendo adesso.”

“Tiene sufficientemente alla salvezza della gente del villaggio, lo farebbe.”

“E allora tu non ci tieni abbastanza?!”

A questo punto la tensione di settimane – o mesi, e se vogliamo dirla tutta ci starebbero anche degli anni – si fa sentire completamente nel cuore di Naruto, e questi scoppia. Scoppia e fa l’ultima cosa che noi lettori ci aspetteremmo da un racconto di una vicenda sensata: si avvicina alla scrivania del suo segretario, blatera un alterato “Mettiamo le cose in chiaro!”, prende impetuosamente Lee per la casacca e lo bacia.

 

Allora, anche questo avvenimento ha bisogno di una spiegazione che almeno appaia un po’ coerente.

Naruto si era accorto degli sguardi che Rock Lee gli lanciava da due anni a quella parte molto tempo prima rispetto al momento di cui parla questa storia – ovviamente glielo avevano fatto notare Sai e Sakura, e solo allora lui aveva veramente capito di cosa si trattava, ma l’Uzumaki è abbastanza fiero di dire che al fatto che Lee si comportava stranamente ed all’ipotesi forse, forse il ninja si era preso una cotta per lui ci era arrivato da solo –, una serena mattina di primavera.

Da quel momento non aveva potuto fare a meno di pensarci su, ed, alquanto inevitabilmente – almeno a suo parere – pochi mesi dopo si era ritrovato a ricambiare il sentimento che a quanto pare Lee provava per lui. Si aggiunga la prova sicura che se Rock Lee ha gusti masochisti Naruto ha sempre avuto un debole per i personaggi assurdi ed il gioco è fatto.

 

“B-b-b-b…” Balbetta Rock Lee, e noi non sapremo mai cosa intendesse dire.

Naruto intanto si è staccato e la sua espressione è assurda, perché si è appena accorto di quello che ha fatto. Portato allo sfinimento per la frustrazione e l’assurdità del momento, l’Hokage opta per dire qualcosa.

“Q-Quindi! Io la penso così e ci tengo, e… Io ci tengo, per la miseria!” Poi guarda da un’altra parte, per non incontrare gli enormi occhi rotondi del suo segretario. Infine molla la casacca verde che ancora stringeva con forza nella mano destra e dopo un “A te ed agli altri” scappa via velocemente dalla stanza e si chiude la porta alle spalle.

Rock Lee stringe con una mano le sue carte e con l’altra si sfiora la bocca, aprendo e chiudendo gli occhi come se fosse in una specie di trance.

Mentre si risiede pensa che tutto quello non sia altro che assurdo, perché nella sua testa – e probabilmente anche in quella di Naruto – c’è solo una gran confusione, perché è felice come una pasqua ma anche in preda ad una specie di shock e perché nonostante tutto i loro problemi sono ancora lì, irrisolti come non mai, e loro negli ultimi due minuti non hanno fatto altro che incasinarli maggiormente.

La bestia verde della Foglia si lascia un attimo di tregua per arrossire e per pensare solo ad il bello di quello che è appena successo. Una delle poche certezze a cui può fare affidamento ora è che Naruto lo stava guardando negli occhi, mentre gli diceva quel “mettiamo le cose in chiaro” e decideva di baciarlo. Godere di quella piccola certezza in quel momento non gli sembrò altro che giusto.
 
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